La lezione del “cadavere” di Brežnev: nulla è eterno…neanche in Russia

L’11 giugno 1985, durante una conferenza dal titolo “Accelerazione del progresso tecnico-scientifico” tenuta presso il Comitato Centrale del PCUS, Michail Gorbačëv espresse una dura condanna del sistema di gestione brezneviano. Da qui ebbe inizio la progressiva demolizione della figura di Brežnev, culminata nel 1988 con la cancellazione del nome del quinto leader sovietico dalle città, dalle strade e dalle fabbriche a lui precedentemente intitolate. Alcuni tra i suoi familiari e più stretti collaboratori vennero inoltre indagati per corruzione e peculato (si pensi all’ex poliziotto Yuri Mikhailovich Churbanov*, divenuto vice-ministro degli Interni grazie all’illustre parentela).

Tutto questo accadeva meno di tre anni dopo la morte di Brežnev e pochi mesi dopo la morte dell’ultimo esponente della sua era politica, ovvero Konstantin Černenko.

Per quanto sia stata potente, una volta tramontata o venuta meno (per qualsiasi ragione) una leadership può essere messa in discussione e rinnegata, anche in modo radicale e traumatico, insieme al suo sistema ed alle sue azioni. E’ successo con Brežnev e in molte altre circostanze, in Russia come altrove. Nessun regime è eterno o invulnerabile.

*gli fu persino tolto l’orologio donatogli dal suocero

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