
Pur membri fondamentali di due schieramenti contrapposti, Italia e Unione Sovietica mantennero quasi sempre buone relazioni, nel solco di una tradizione anteriore al 1917 (la questione degli “euromissili” a Comiso e il processo al bulgaro Serghei Antonov per l’attentato a Giovanni Paolo II, secondo Mosca ordito dalla CIA, furono tra i pochi motivi di attrito).
Volendo scegliere esempi “recenti”, in base ad un trattato siglato nel 1972 i ministri degli Esteri dei due Paesi si erano impegnati a tenere consultazioni almeno una volta all’anno mentre nel maggio 1985 Bettino Craxi fu il primo capo di governo occidentale ad incontrare Gorbačëv dopo la sua elezione. In questa circostanza, il padre della perestrojka lodò i politici italiani che con “visione perspicace e lungimirante” avevano contribuito al miglioramento delle relazioni tra i due blocchi e che con “audacia imprenditoriale” avevano promosso la realizzazione di importanti imprese in URSS come il complesso di “Togliattigrad” (Tol’jatti).
Ancora, giunto in vacanza a Terrasini, Enna, Taormina, Torino, Firenze e nella Capitale su invito del PCI (prima che diventasse Segretario Generale del PCUS), spese parole di elogio per i lavoratori italiani.
Nel 1984 presenziò invece ai funerali di Enrico Berlinguer, di cui era sempre stato un estimatore.