
-rispettare in maniera assoluta il diritto di ogni popolo a scegliere in modo sovrano la propria via e le proprie forme di sviluppo
-ricercare una soluzione politica giusta alle crisi internazionali ed ai conflitti regionali
-elaborare misure per rafforzare la fiducia tra Stati e creare garanzie efficaci contro le aggressioni esterne e per il mantenimento dell’inviolabilità delle frontiere
-adottare metodi efficaci per impedire il terrorismo internazionale e per promuovere la sicurezza delle comunicazioni internazionali terrestri, aeree e maritime
Così il punto 2 del piano per un “Sistema internazionale di sicurezza collettivo” elaborato da Michail Gorbačëv poco dopo la sua elezione e presentato all’Assemblea Generale dell’ONU. Gli altri punti, in tutto quattro, riguardavano la sfera militare, la sfera economica e la sfera umanitaria e dei diritti.
Come osservò Bastrocchi, “partendo da queste considerazioni di carattere teorico-ideologico molto generali, Gorbačëv ha iniziato la costruzione di quell’edificio che di lì a poco congloberà l’intero sistema delle relazioni internazionali per grandi aree regionali, come i rapporti con le singole nazioni e con gruppi di esse”.
Un approccio di cui faceva parte il progetto per lo smantellamento totale delle armi nucleari, da ultimarsi entro il 2000, e che sebbene rispondesse anche alla necessità di abbandonare una competizione con gli USA e l’Occidente ormai insostenibile per Mosca, sorprende per la siderale distanza rispetto alle linee di indirizzo della nuova Russia, quasi quarant’anni prima.