
Secondo alcuni analisti il Kremlino sta creando un “nuovo” Muro, una nuova “cortina”, ma stavolta digitali, dietro cui confinare i propri cittadini. Gigantesche bolle e camere d’eco dove a regnare incontrastata è la narrazione dell’establishment, garantita da una censura verticale.
Un distopico mondo orwelliano strutturato ad esempio su Runet (una sorta di internet “sovrano”), su Ya Molodets (una versione russa di TikTok e YouTube), sul forse più noto Vkontatke (una versione russa di Facebook controllato per il 50% da Gazprom) o su Zelenograd (la versione russa della Silicon Valley).
Sviluppata soprattutto in risposta alle sommosse del 2011-2013, è una strategia alla quale si accompagnano forme di censura più tradizionali nei confronti dei siti di informazione ritenuti ostili e leggi come la N242-FZ e la N374-NZ che obbligano le compagnie telefoniche e i provider internet a conservare per almeno sei mesi i dati del traffico, i messaggi, i video e le foto degli utenti.
Le telecomunicazioni e le transazioni bancarie nel Paese (esiste anche Mir card, una Visa Mastercard autoctona) sono monitorate dal SORM, il Sistema di misure operative-investigative e dal DRS, il sistema di conservazione dei dati telefonici. Ogni telefonino venduto in Russia ha inoltre già installate le applicazioni yandex.ru e mail.ru, anch’esse riconducibili alle autorità.