
Le azioni destabilizzatrici della Russia tramite le sue “brigate del web” (da una definizione di Anna Politkovskaja) nelle presidenziali americane sono ben note, tuttavia non sono le sole.
Come abbiamo visto, gli hacker e i troll del Kremlino hanno ripetutamente colpito il sistema sanitario americano mentre l’anno scorso hanno mandato in tilt i sistemi informatici del colosso brasiliano della carne JBS S.A, che ha proprio negli USA uno dei suoi mercati più importanti (gli hacker hanno chiesto e ottenuto 11 milioni di dollari per porre fine all’incursione).
Sempre nel 2021, a maggio, gli hacker russi hanno invece paralizzato l’oleodoto Colonial Pipeline, 9 mila km di tubi dal Texas allo Stato di New York, lasciando senza carburante milioni di persone e arrecando danni gravissimi ai servizi essenziali negli Stati interessati.
Esempi da manuale di “infowar”, anche in questi due casi, e anche in questi due casi particolarmente gravi e odiosi per i loro effetti su cittadini incolpevoli.