
Leggendo Kaledin, Vojnovich o la più conosciuta Aleksievič, potremo renderci conto di quanto fosse infondato il mito che voleva i russi, i sovietici, automi al servizio del regime, privi di coscienza critica.
Un cliché, come disancorata dalla realtà è l’idea che dei russi ha il putiniano Pjotr Tolstoj, vicepresidente della Duma, secondo cui “quando è in gioco la sopravvivenza del Paese, quando bisogna proteggerlo dall’aggressione di tutta l’alleanza occidentale, per l’uomo russo l’aumento dei prezzi di qualche rublo in più non è una tragedia. Fa muro. Non scende in piazza”. In realtà, le loro nuove generazioni sono nate nella globalizzazione e in un relativo benessere, non hanno quindi lo stesso spirito di sacrificio delle precedenti e ancor meno sarebbero portare a considerare la guerra in Ucraina come necessaria per la “sopravvivenza” del Paese.