
Balzata al centro dell’attenzione negli ultimi due mesi, la cosiddetta “Dottrina Gerasimov” (una strategia che combina la sfera militare, anche con il ricorso a milizie irregolari esterne, e quella tecnologica, informatica, diplomatica, economica, culturale, ecc) non esiste o meglio non esiste nei modi e nelle forme in cui viene intesa da molti, compresi giornalisti, politici e analisti di vario genere.
Nell’articolo del 2013* indicato come il “manifesto” di questa nuova linea di approccio, il neo-Capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe si era infatti semplicemente limitato ad illustrare e ricordare il ruolo e l’importanza degli strumenti delle nuove “info war” e il loro utilizzo contro gli interessi di Mosca.
Anche ispirato dai colleghi più anziani Sergej Čekinov, Sergej. A. Bogdanov e dal suo predecessore Nikolaj Ogarkov, Valerij Gerasimov ha comunque sempre dimostrato grandissimo interesse per l’ “information space”, le guerre asimmetriche, i loro meccanismi di funzionamento e i loro mezzi peculiari, favorendo un grande rafforzamento delle capacità russe in tal senso (ad esempio con la creazione di un’unità “ad hoc” alle dipendenze delle sole forze armate). Questo vale pure per il Ministro della difesa Sergej Šojgu, altra figura-chiave del “cerchio magico” del leader del Kremlino.
*”Cennost’ nauki v predvidenii”, su Voenno-Promyshlennyi Kurier (febbraio 2013)