Lo “spin” nucleare di Vladimir Putin

Nel marzo 2021, Vladimir Putin fece un appello a Joe Biden chiedendogli un incontro per parlare dei problemi internazionali. Come capi delle due maggiori potenze nucleari, secondo lui avevano infatti la responsabilità della pace e del benessere del pianeta.

Non si è trattato di un vero invito al dialogo, si faccia attenzione, ma di una minaccia velata, di uno sfoggio di muscoli. Una scelta comunicativa e propagandistica in linea con la tradizione sovietico-russa e assai ricorrente nelle parole dell’attuale leader del Kremlino. Putin sa infatti molto bene che l’arsenale nucleare è ad oggi l’unico strumento che consenta al suo Paese, economicamente “piccolo” e con enormi problemi interni, di mantenere un ruolo centrale, dunque lo getta sul tavolo ogni qualvolta lo ritenga necessario.

Se all’atto pratico è un “gioco di prestigio”, un’arma dall’efficacia limitata e circoscritta proprio perché non utilizzabile, resta comunque una forma di propaganda “grassroots”* spesso decisiva, riuscendo a condizionare (spaventandola) l’opinione pubblica (il “grass”, appunto) del Paese-bersaglio.

*“Grassroots propaganda”, diretta al “grass”, il “prato”, l’uomo comune. E’ “verticale”, ovvero creata da gruppi di potere. La ”treetops’ propaganda“ intende invece quel tipo di propaganda diretta agli strati più “alti” della popolazione (intellettuali, artisti, scrittori, cineasti, scienziati, cronisti, opinion makers, ecc). “Treetops” sta infatti a indicare i rami più alti dell’albero.

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