
Se chi scrive si occupasse della strategia e della comunicazione del M5S nazionale, direbbe a Giuseppe Conte di tenere sulle spese militari proprio la posizione che ha scelto. Per cercare di recuperare il consenso dei vecchi elettori dopo la svolta sistemica e istituzionale, ai grillini rimangono infatti ancora pochissimi argomenti ma il tema delle armi è uno di quelli, anche guardando ai sondaggi (e nonostante il professore avesse vidimato, in rispetto degli accordi NATO, l’aumento del budget per le forze armate quando era a Palazzo Chigi).
Per questo dobbiamo aspettarci che il M5S segua, in quest’ultimo anno che lo separa dal voto, la linea del dentro-ma-contro, inserendosi cioè in quegli spazi che gli consentano un recupero dell’antica dialettica populista.
Una strategia di sopravvivenza che non sarà tuttavia facile, non solo per la difficoltà di ricostruirsi una “verginità” dopo aver sconfessato moltissime delle grandi battaglie storiche e fondative ma anche per quella di portare a casa risultati tangibili senza arrivare a rotture interne e/o on gli alleati che sarebbero forse fatali al movimento nella fase attuale della sua esistenza.