
Certi sbilanciamenti, certi eccessi e certe “imprecisioni” sono anomale per uno studioso qual è Orsini (benché egli, sociologo di formazione, non sia un vero “tecnico” della materia, quando si parla di scenari e argomenti come il conflitto ucraino-russo).
Se le “liste di proscrizione” mal si confanno ad una democrazia matura, non va tuttavia dimenticato che fin dai tempi degli zar la Russia finanzia e ingaggia politici, intellettuali e opinion maker interni ai paesi nei quali vuole esercitare influenza e pressione. Non c’è alcun motivo concreto per dubitare dell’onestà, dell’integrità e della trasparenza di Orsini, ad ogni modo un atteggiamento cauto e prudente non sarebbe sconsigliabile di fronte a certe figure mediaticamente esposte, e questo al di là della vicenda che lo riguarda.
Nota: l’importanza delle sue retribuzioni dimostra come in Italia gli esponenti di spicco del movimento d’opinione vicino o non-ostile a Mosca non siano (ed è un bene) una minoranza ghettizzata o messa a tacere