
La Russia e il movimento d’opinione russofilo hanno ragione quando affermano che dal 2014 a oggi ci sono stati circa 14mila morti nel Donbass. Di questi, tuttavia, secondo le Nazioni Unite 3375 sono civili, 4150 sono militari ucraini e 5.700 sono membri di gruppi paramilitari. Da non dimenticare, inoltre, come le tensioni nell’area siano state alimentate anche da Mosca, dopo la “rottura” di Maidan.
Si tratta dunque di un esempio di propaganda “grigia” (parzialmente falsa) o di “mal-informazione” (la distorsione, la manipolazione e la strumentalizzazione dei fatti, anche reali, ad opera delle istituzioni, che cercano in questo modo di recuperare consenso e popolarità).
Da qui si comprende anche l’insostenibilià di ogni paragone storico, politico e concettuale tra l’oprazione russa in Ucraina e quella (pur discussa e discutibile sotto molti aspetti) della NATO contro la Jugoslavia, che ebbe lo scopo di porre fine alle violenze ed alle persecuzioni messe in atto da Belgrado ai danni dell’elemento albanese e musulmano nel Kosovo.