Le scivolate atomiche di Gramellini

“Ieri al risveglio ho aperto il nostro sito e ho scoperto che avrei potuto non risvegliarmi mai più. Nella notte i russi avevano attaccato una centrale nucleare provocando un incendio. Mentre io, ignaro, navigavo tra i sogni, per due lunghe ore i soldati di Putin avevano impedito ai pompieri ucraini di spegnere le fiamme, cioè di salvare la vita anche a loro. Su cosa ne sarebbe stato di noi preferisco non approfondire, ma le dimensioni della centrale e il suo nome, Zaporizhzhia, con tutte quelle zeta da ultimo giorno dell’umanità, non autorizzano pensieri allegri. Ciò su cui invece vorrei portare l’attenzione è che questa settimana si è registrato uno scatto nel linguaggio: l’Indicibile è diventato dicibile.

Quando si rischiò l’incidente nucleare alla Baia dei Porci avevo pochi mesi di vita, per cui nei miei ricordi di bambino e poi di adulto la minaccia atomica non ha una consistenza reale: è uno spauracchio, un tabù. Si è sempre saputo che c’era, ma si faceva finta che non ci fosse, nell’intima e condivisa certezza che nessuno potesse non dico usare l’arma fine-di-mondo, ma anche solo evocarla. Come una pistola nascosta in un cassetto chiuso a chiave. Adesso qualcuno ha aperto il cassetto e ha messo la pistola sul tavolo. Non l’ha ancora impugnata. Però intanto ne parla e parlandone la fa lentamente penetrare nel novero delle cose possibili. Una delle opzioni sul tappeto, si dice in gergo. Solo che dopo la zeta non c’è più niente, neanche il tappeto.”

Così Massimo Gramellini, sul Corriere della Sera qualche giorno fa.

Gramellini non sa (o forse non ricorda) che:

1) la minaccia nucleare e della Terza Guerra Mondiale, velata o esplicita, è un “topos” della comunicazione russa, e prima ancora sovietica, da quando Mosca si è dotata delle atomiche (1949 circa). Spesso tradisce debolezza, ma rientra nella prassi di un Paese abituato a politiche anti-democratiche e coercitive. E’ sempre a scopo persuasivo.

1b) la minaccia nucleare fu evocata più volte da Mosca, in modo molto più esplicito di quanto fatto da Vladimir Putin. Ad esempio in occasione della Crisi di Suez (1956), della Crisi sino-sovietica (1969) e della Guerra del Kosovo (1998-1999). Quella “pistola” è stata dunque già tirata fuori dal cassetto.

2) anche gli USA ai tempi dell’amministrazione Trump ipotizzarono l’uso di armi nucleari tattiche a bassa potenza, rivoluzionando in parte la loro dottrina nucleare

Inoltre:

-La centrale nucleare di Zaporižžja non è stata “bombardata”, almeno come lo stanno intendendo alcune fonti. Il blitz, che ha colpito solo un edificio amministrativo a centinaia di metri di distanza dai reattori, è servito ai russi per condizionare gli approvvigionamenti energetici del nemico (prassi strategica) e, forse, per evitare gesti sconsiderati di qualcuno se sconfitto e con le spalle al muro (secondo alcuni analisti occidentali le centrali nucleari ucraine sarebbero per questo più sicure in mano russa).

-Vladimir Putin non ha “messo in allerta” le forze nucleari russe ma ha semplicemente deciso una condizione di approntamento generale diversa dalla routinaria situazione di esercizio. Si tratta, anche in questo caso, di una strategia di pressione (PsyOps), in linea con la tradizione del Kremlino e con questa guerra “ibrida”

Gramellini non è un “uomo della strada” , bensì una firma molto nota e apprezzata. Da personaggi come lui, da “opinion maker” tanto influenti, sarebbe quindi lecito aspettarsi una maggiore professionalità, non in ultimo per le conseguenze che le loro parole possono avere sulle persone, sul pubblico.

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