
La centrale nucleare di Zaporižžja non è stata “bombardata”, almeno come lo stanno intendendo alcune fonti. Il blitz, che ha colpito solo un edificio amministrativo a centinaia di metri di distanza dai reattori, è servito ai russi per condizionare gli approvvigionamenti energetici del nemico (prassi strategica) e, forse, per evitare gesti sconsiderati di qualcuno se sconfitto e con le spalle al muro (secondo alcuni analisti occidentali le centrali nucleari ucraine sarebbero per questo più sicure in mano russa).
Benché la preoccupazione sia comprensibilissima, data la delicatezza dello scenario e l’enormità delle conseguenze possibili, alludere ad una “svolta” nucleare di Mosca, al superamento di soglie e tabù consolidati, alla “fine della storia”, non è solo disinformazione (propaganda “di guerra”?) ma è un atto irresponsabile per le ricadute che può avere sulla psiche delle persone in un momento così teso.