“Gli psicologi, in particolare quelli della scuola freudiana, ci ricordano che tanti nostri pensieri e azioni sono dei sostituti compensatori di desideri che siamo stati obbligati a reprimere. Una cosa può essere desiderata non per il suo valore o utulità intrinseci bensì perché siamo inconsciamente arrivati a vederla come un simbolo di qualcos’altro, il cui desiderio ci vergogniamo ad ammettere persino a noi stessi. […] Questo principi generale, cioè che le persone sono mosse in gran parte da motivazioni che nascondono a se stesse, vale per la psicologia delle folle quanto per quella individuale. E’ ovvio che il propagandista di successo deve capire i veri motivi reconditi e non accontentarsi di accettare le ragioni accampate dai singoli.” (Edward L. Bernays, “Propaganda. L’arte di manipolare l’opinione pubblica”)
Nipote di Freud e ritenuto tra i “padri” della propaganda moderna nonché l’inventore dello spin-doctoring, Bernays non era e non è dunque una fonte qualsiasi, ma un vero e proprio “manovratore occulto”, un “ingegnere” (o un “architetto”, a seconda dei punti di vista) del consenso e di altissimo livello.
In questo passaggio si riferiva soprattutto alla propaganda “commerciale”, ma il concetto è trasferibile anche in altri ambiti e scenari. In riferimento alla “crisi pandemica”, non è ad esempio da escludere che alla base del “rigorismo” di molti vi siano un’inconscia pulsione autoritaria e/o un’insoddisfazione personale che si traduce nel voler “costringere” gli altri alla propria mediocrità (o percepita come tale), limitando l’autonomia e gli spazi del prossimo in un irrazionale quanto egoistico spasmo livellatorio.