
La polemica sul Natale e i nomi Giuseppe e Maria (nata da una notizia parzialmente fraintesa) rilancia la riflessione sul “mito” globalista (e relativista), tra i capisaldi dell’impianto ideologico di una certa sinistra, italiana e occidentale.
Non si è infatti voluto capire che, pur con tutti i suoi limiti, le sue chiusure e le sue contraddizioni talvolta insuperabili, la società “tradizionale” era, per sua natura intrinseca, l’ultimo argine al consumismo di massa e spersonalizzante, imposto da soggetti come ad esempio le multinazionali e le grandi corporation. Dal grande capitale.
Anche l’attacco al merito che oggi la sinistra lamenta, cioè l’idea che tutti possano parlare di tutto, è un’eredità di quel movimento nato negli anni ’60 e ’70 del Novecento (il permissivismo anti-borghese dilatato all’estremo, al parossismo livellatorio, fino ad abbattere ogni norma ed ogni limite) che diede origine al globalismo.