Green Pass: le ragioni del sì (anche se può far male)

Benché comprensibile (e forse anche condivisibile) sotto il profilo giuridico, etico e politico, la battaglia contro il Green Pass è perdente sul piano tattico e quindi andrebbe sospesa. L’unica alternativa, con gli attuali vertici politico-sanitari, restano infatti le rigidissime restrizioni, utili o dannose che siano, alle quali siamo stati abituati dal febbraio/marzo 2020.

E’ d’altro canto ingenuo pensare che una rivoluzione degli equilibri in seno all’esecutivo o nuove elezioni potrebbero cambiare le cose, trattandosi di un percorso lungo e impervio. Non possiamo inoltre sapere come una nuova classe dirigente si comporterebbe, se adotterebbe un approccio più blando o proseguirebbe, per un motivo o l’altro, nel solco di Conte e Draghi.

“Last but not least” c’è la decisiva capacità di pressione dei media, attestati, per ragioni politiche e/o commerciali, su una narrazione allarmistica che favorisce l’emotività chiusurista.

Come insegnava Lenin, bisogna combattere solo quando la situazione è favorevole e lo consente, quando c’è una reale possibilità di vittoria. Altrimenti occorre aspettare, ritirarsi, agire in modo diverso, più prudente e pragmatico, guardare da lontano. Il che non significa, si badi bene, abbandonare il campo

E’ un boccone amaro ma va masticato, nell’interesse di tutti. Oggi, i vostri avversari sono troppo forti.

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