
In autunno torneranno le chiusure e le forti restrizioni, indipendentemente dai Green Pass. Questo perché i vaccini non sono in grado di assicurare quel “rischio zero” (tantomeno l’azzeramento dei contagi) cui l’establishment italiano e i suoi canali di appoggio guardano ancora, di fatto.
Se tuttavia all’inizio sarà facile farle accettare, magari dando la colpa ai non-vaccinati (che non dovrebbero in ogni caso interferire con la vita dei vaccinati), una volta raggiunta un’ampia copertura la cosa diventerà sempre più difficile. Dopo le molte promesse e le aspettative create, diventerà soprattutto complicato convincere della necessità di limitazioni dalla durata indefinita chi ha effettuato l’intero ciclo.
Tutto ciò, unito alla progressiva insostenibilità dell’impianto emergenziale in ogni altro ambito (economico, sociale, sanitario, politico, ecc), indurrà le classi dirigenti a cambiare strategia, a compiere una “ritirata strategica”; come è avvenuto per alcune missioni militari internazionali o per guerre come quella del Vietnam o la spedizione sovietica in Afghanistan, ci si renderà conto dell’impossibilità di ottenere una vittoria piena e completa o , comunque, che essa non potrebbe più compensare gli sforzi fatti e da fare. Impantanati in una guerra di logoramento senza sbocchi, i governanti italiani, e più in generale quelli dei paesi che appartengono al fronte “chiusurista”, accetteranno allora il Covid per quello che è ed è sempre stato (una causa di morte come tutte le altre), limitandosi, razionalmente, alla protezione vaccinale dei fragili.