
Non potendo più proseguire nel loro pesantissimo silenzio sul dramma di Saman Abbas, una certa sinistra e un certo femminisno hanno scelto e stanno scegliendo di optare una condanna, generica, del “patriarcato” e della cultura maschilista. Un guardare il dito invece della Luna che sa di exit strategy, la proverbiale “toppa ” che è peggiore del “buco”.
Si tratta, andando più in profondità, di un escamotage politicamente corretto per sorvolare sulle reali motivazioni alla base della vicenda, legate intrinsecamente e storicamente alla cultura/comunità di appartenenza della ragazza. Si vuol far finta, insomma, che una certa interpretazione dell’Islam non c’entri, che non c’entri una certa e ben precisa visione della società e della donna ma che Saman sia stata vittima di quello stesso maschilismo rintracciabile ovunque, anche in Italia e in Occidente, tra i cristiani e i cattolici.
Un “tutti colpevoli” per semplificare e non voler vedere, in questo caso, nessun vero colpevole. Un atteggiamento che rivela e conferma l’incapacità che una parte della nostra politica, del nostro Paese e dello stesso mondo occidentale ha (per complesse ragioni storiche e ideologiche) di approcciarsi in modo lucido ai problemi legati alla convivenza e all’interazione con culture ancora immature e primitive nell’ambito dei diritti, nell’ intendere e nel concepire l’Altro.