
Nei regimi illiberali è sempre stata frequente e comune la pratica di liquidare come “pazzi” i dissidenti e internarli. Ciò risponde anche ad una precisa esigenza propagandistica: il dissenso è illogico in un sistema che si vuole perfetto e ideale, pertanto chi lo pratica deve avere necessariamente qualche problema, qualche tara.
Il difforme diventa allora deforme, quindi da curare, quindi pazzo, una scoria pericolosa.
Benché l’Italia sia ancora un Paese democratico, è innegabile che negli ultimi 14 mesi si sia verificata un’importante compressione dei diritti costituzionali e di quelli naturali, com’è innegabile ci sia stata e ci sia una demonizzazione sistematica e sistemica delle voci contrarie ad una certa narrazione “mainstream”, con accuse di “negazionismo” (termine pessimo che offende la memoria delle vittime della Shoah), fascismo, sovversivismo, leghismo (essere leghisti non è “ipso facto” un male come non lo è essere di sinistra o pentastellati), egoismo, ignoranza, ecc, che non hanno risparmiato neppure scienziati e medici di fama internazionale e di indubbio valore. Volendo considerare anche episodi come quello di Fano* (pur da chiarire in modo esaustivo) o di Ravanusa, tra l’altro non gli unici nella storica del TSO, il timore che da questo si passi a ritenere “plagiato” o mentalmente disturbato, con tutto quel che ne può derivare, chi contesta il sistema normativo emergenziale in atto, non appare del tutto irrazionale e infondato.
Non si cada, insomma, nello scientismo o nel Positivismo più fanatico, ma si tenga sempre a mente che l’uomo è imperfetto e fallibile per definizione, di conseguenza pure la scelta e l’esecuzione di un TSO o delle misure restrittive anti-Covid potranno essere soggette a errori, eccessi ed abusi. La democrazia, si tenga a mente anche questo, mostra invece la sua forza e la sua maturità proprio nei momenti critici, quando è messa realmente alla prova.
*Secondo la preside, il ragazzo di Fano sarebbe stato convinto a ribellarsi all’uso della mascherina (su cui peraltro esiste un ampio dibattito all’interno della stessa comunità medico-scientifica) da un uomo che lei avrebbe preso a pugni. Un’affermazione, a nostro giudizio, molto significativa; perché lo avrebbe preso a pugni? Perché era in effetti un personaggio discutibile o solo perché manifestava un pensiero diverso dal suo e/o dal sopracitato “mainstream”?