
Di per sé non c’è nulla di male nell’ascoltare e nel condividere il parere di un rapper, od ex tale, su tematiche di natura politica o sociale. Dopotutto, il compito degli artisti è anche quello, è raccontare il mondo, da sempre.
Fedele all’austero pedagogismo marxiano e della Scuola di Francoforte, una certa sinistra ha tuttavia sempre guardato con malcelato disprezzo a chi seguiva certi generi e certi personaggi, elargendo “bacchettate” con pedanteria didascalica. E spesso lo fa anche oggi, come spesso anche oggi tende a valutare le esternazioni di una persona, famosa o meno, sulla base del suo titolo di studio (criterio non sempre giusto e affidabile).
Lascia poi perplessi anche l’ex PdC Conte, che parla di censura nei confronti di Fedez (non è così) dimenticando molte performance, non esattamente in linea con i principi democratici, dei suoi due governi, quello con la Lega e quello con le sinistre.