
Partito di nicchia (d’ “élite”) e “massimalista”, LEU (che controlla il Ministero della Salute, secondo una denominazione abbastanza discutibile) sa bene che le categorie maggiormente colpite dalle restrizioni, ovvero la piccola e media impresa, gli esercenti, le partite IVA, ecc, non facevano parte del suo bacino elettorale nemmeno prima dell’ “emergenza” Covid.
Diverso è il caso del PD, compagine a doppia cifra e a vocazione moderata che ha al suo interno anche imprenditori ed autonomi (benché in misura minore rispetto ad altre forze) e, soprattutto, molte intelligenze liberali. E sono proprio queste ultime che si sono sentite tradite dall’arroccamento chiusurista dei “dem” e a cui il partito non ha pensato e che ha sottovalutato, guardando altrove e guardando indietro.
Tra loro (o quantomeno tra molte di loro) e il PD si è creata una frattura forse insanabile, le cui dimensioni e conseguenze saranno destinate a farsi sentire alle prossime elezioni.
Nota: intelligenze liberali che non hanno gradito nemmeno la pessima comunicazione “emergenziale” adottata dal PD o con il placet del PD. Per quanto le esperienze personali non facciano statistica, conosciamo moltissimi loro elettori storici che non voteranno mai più a sinistra.