La comprensione e l’empatia verso un clandestino che delinque non sono di per sé qualcosa di sbagliato. Anzi. Se però un attimo dopo ci si mostra cinici o indfferenti nei confronti di un barista o di un ristoratore di provincia messi in ginocchio dalle restrizioni (spesso inutili o dannose), magari accusandoli di essere dei fascisti (!), dei sovversivi e degli evasori, allora si è prigionieri di un fanatismo brutale ed ottuso, di una visione superata e sconclusionata dei rapporti produttivi e di classe. E una parte politica che si comporta in questo modo non può sopravvivere, perché fuori dalla Storia, dalla logica, dalla realtà dei popoli e dal buonsenso.