
All’apparenza incomprensibile e illogica, la passività con cui molti genitori e nonni accettano che figli e nipoti vivano un’infanzia e un ‘adolescenza grigie, innaturali e alienanti, così diverse dalle loro, si spiega analizzando un aspetto fondamentale e peculiare della narrazione sul Covid, almeno in Italia.
Da ormai più di un anno, infatti, i media e alcuni medici e scienziati tra i più mediaticamente esposti hanno suggerito, talvolta ricorrendo a plateali “fake news”, che il virus fosse pericoloso per i giovani e i bambini quanto lo è per ultraottantenni e pluripatologici. Questo, attenzione , non solo per esigenze “commerciali” (in primis l’informazione) facendo leva sull’emotività sia con semplici articoli di cronaca sanitaria sia con mezzi persuasivi più sofisticati come le storie o le immagini di un medico o di un infermiere con accanto un non identificato bambino in TI, ma anche per una precisa strategia “verticale”* che mirava e mira a mantenere alta la tensione. Difficile, d’altro canto, spiegare per quale motivo un operatore sanitario dovrebbe dichiarare che nel suo ospedale sono ricoverati adolescenti e bambini quando non è così.
Tra i due mali, il genitore e il nonno scelgono così in buona fede quello che ritengono il “minore”, cioè l’annullamento o la mortificazione della libertà di figli e nipoti nelle età più belle della vita. Il problema, tuttavia, ed è drammatico, è che il male “maggiore”, per l’appunto, non esiste. Ma esistono i contraccolpi, gravissimi, sulla psiche, e perdite che saranno irreparabili. Chi potrà mai ripagare, è allora doveroso domandarci, questi bambini e questi ragazzi?
*Si intende la propaganda calata dall’alto, dai vertici, dall’esblishment, da personaggi autorevoli e influenti. Medici e scienziati possono esserne sia il bersaglio (propaganda “treetops”, diretta ai vertici della società, dove “treetops” sta infatti a indicare i rami più alti dell’albero) che i vettori e i mittenti. Come abbiamo detto, è improbabile che dietro certe esagerazioni e mistificazioni ci sia sempre e solo il semplice desiderio di protagonismo di questo o di quel sanitario.