
Grottesca nella forma come nella sostanza, una risposta del genere non è solo emblematica dell’incapacità del governo nell’affrontare certi aspetti dell’emergenza sanitaria ma anche della sua goffaggine a livello comunicativo.
Oltre a non saper comunicare la prudenza, tracimando troppe volte nell’allarmismo e nel terrorismo mediatico, l’esecutivo, i suoi canali e i suoi fiancheggiatori non riescono infatti nemmeno laddove cercano un approccio più rassicurante e ottimistico (in taluni casi si può parlare di propaganda “integrativa” “interna”), finendo col mettere sul tavolo promesse destinate puntualmente a non essere mantenute, per una ragione o l’altra.
Un modus operandi che esaspera e sfianca ancora di più i cittadini (la prima linea del fronte) e danneggia l’immagine del governo stesso, che passerà per poco credibile, volubile, incoerente e inaffidabile.
Meglio sarebbe non fare più promesse specifiche e delimitate nel tempo ma scegliere parametri epidemiologici sotto i quali garantire le riaperture o l’alleggerimento di determinate misure.