Nelle intenzioni del Fascismo, gli spettacoli ginnici di gruppo non avevano soltanto lo scopo di esaltare la fisicità dell’ “uomo nuovo mussoliniano”, di rafforzarne la disciplina e di fondere il singolo con il collettivo, a sua volta legato in maniera intrinseca e indissolubile alle immagini e ai riferimenti dello Stato.
Più sottilmente miravano anche a controllarlo e a farlo controllare dagli altri cittadini(-atleti), creando così un sistema di vigilanza non solo “interno” al regime ma anche “esterno”, in un certo senso indipendente e per questo, forse, ancor più efficace e pervasivo.
Come spiega a riguardo Barbanera: “La marcia di precisione è già un sistema visuale autoregolato, in cui ciascun partecipante e ogni osservatore può verificare la conformità attraverso l’allineamento di gesti precisi e individuare facilmente i trasgressori per la chiarezza del disegno geometrico. Il sistema dello spazio visivo razionale è il veicolo di controllo che lavora sui corpi che si muovono all’interno”.
Il regime riusciva quindi a depersonalizzare il cittadino, ad annullarne la volontà sostituendola con quella dello Stato. Di fatto il fine ultimo di ogni progetto illiberale e perseguito (come è ben noto) anche da dittature e totalitarismi di altro colore.