Virus e vanità

Perché, vedete, al di là dei vantaggi (reali o presunti) economici, professionali e personali derivati da questa situazione, al di là dei conflitti di interesse (reali o presunti), a pesare c’è anche la più classica, e se vogliamo comprensibile, delle umane debolezze: la vanità. Da semi-sconosciuti “topi” di laboratorio e corsia si sono trasformati in “vip”, visibili e ammirati, fermati per strada, acclamati al bar e al ristorante: “Professore, l’ho vista ieri dalla D’Urso! Ah, com’è intelligente, lei!”…”Professore, l’ho vista ieri a Porta a Porta. Eh, lei è il più chiaro di tutti!”…”Dottore, l’ho sentita ieri al Tg1. Lei ci ha salvati!”. I loro contatti sui social centuplicano, come i like ai loro post, ecc, ecc. Naturalmente non si augurano che la pandemia duri in eterno (sarebbero dei criminali) ma sanno che la sua fine, che è forse non lontana, li riporterebbe e li riporterà alla vita di prima. E questo, almeno a livello inconscio, forse li condiziona e fa dire loro cose imprudenti e azzardate, li rende nervosi. È umano… purché non si vada troppo oltre.

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