La bufala sulle file per l’iPhone in zona rossa: a chi danno fastidio i napoletani?

In queste ore sta circolando la notizia di file e temutissimi assembramenti a Napoli, per l’acquisto del nuovo iPhone 12. Tutto vero. Anzi, no. Perché le code ci sono state, si, ma ordinate, e soprattutto risalenti al 12 novembre, quando Napoli e la Campania erano ancora in zona “gialla”.

Organi di informazione “mainstream” e noti opinionisti non si sono tuttavia lasciati sfuggire la ghiotta occasione, dipingendo i partenopei come irresponsabili untori, maestri del “chiagni e fotti” che prima si lamentano, mettono a soqquadro una città, e poi però hanno 1200 da spendere per un telefonino. Magari prendendoli da sussidi vari e redditi di cittadinanza. Beh, dopotutto si sa come sono quelli lì, no?

Spiccano per zelo inquisitorio Iannuzzi (napoletano), che tuona un “non cambieremo mai” e l’immancabile e infaticabile Scanzi (penna vicina a quel M5S che ha fatto il pieno di voti al Sud e più volte si è erto a vessillifero della revanché borboneggiante) che sentenzia: “Non abbiamo speranze” (in compenso abbiamo Speranza).

Ma per quale motivo tanto accanimento? Forse la risposta è da cercare nelle proteste disperate degli ultimi giorni, che hanno fatto del capoluogo campano una spina nel fianco del governo. Screditare i napoletani, già dipinti come camorristi durante le manifestazioni, diventerebbe quindi un imperativo. Una “mission possible”, molto possible, tra l’altro, dato che basterà far leva, come in questo caso, sui peggiori cliché razzisti a disposizione.

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