La stretta via d(e)i Burioni

Qualche giorno fa, Roberto Burioni ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un grafico che mostrava l’aumento dei ricoveri in terapia intensiva, accompagnandolo con questa battuta: ” Tranquilli, andrà tutto bene. Contenti adesso, con una bugia tranquillizzante?”.

Dal punto di vista comunicativo, ma anche concettuale e morale, la frase è molto significativa, perché in sostanza Burioni accusava chi veicola un messaggio più “ottimistico” (quindi pure chi evidenzia dati inconfutabili come la bassa percentuale della letalità, della mortalità e dei positivi sul totale dei tamponi, la preponderanza degli asintomatici tra i positivi, la disponibilità di nuove terapie efficaci, l’imminenza dei vaccini, ecc) di essere un bugiardo e un irresponsabile.

Parliamo di una fallacia nota come “falsa dicotomia”, tranciante, polarizzante, bicromatica, che nel caso di specie si traduce nell’impossibilità di avere un pensiero diverso da quello del professore e da un certo movimento d’opinione, pena lo stigma di irresponsabile, superficiale, insensibile, ignorante, NEGAZIONISTA.

Un approccio intossicante e dannoso, purtroppo diffusissimo negli ultimi mesi, che declinato in chiave propagandistica prende il nome di “proiezione” o “analogia” ed è inquadrabile nella propaganda cosiddetta “agitativa” (delegittimare il bersaglio associandolo a immagini negative e respingenti).
Ancora viene legittimo domandarsi che senso abbia una divulgazione fatta in questi termini
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