
Dal punto di vista comunicativo, ma anche concettuale e morale, la frase è molto significativa, perché in sostanza Burioni accusava chi veicola un messaggio più “ottimistico” (quindi pure chi evidenzia dati inconfutabili come la bassa percentuale della letalità, della mortalità e dei positivi sul totale dei tamponi, la preponderanza degli asintomatici tra i positivi, la disponibilità di nuove terapie efficaci, l’imminenza dei vaccini, ecc) di essere un bugiardo e un irresponsabile.
Parliamo di una fallacia nota come “falsa dicotomia”, tranciante, polarizzante, bicromatica, che nel caso di specie si traduce nell’impossibilità di avere un pensiero diverso da quello del professore e da un certo movimento d’opinione, pena lo stigma di irresponsabile, superficiale, insensibile, ignorante, NEGAZIONISTA.
Un approccio intossicante e dannoso, purtroppo diffusissimo negli ultimi mesi, che declinato in chiave propagandistica prende il nome di “proiezione” o “analogia” ed è inquadrabile nella propaganda cosiddetta “agitativa” (delegittimare il bersaglio associandolo a immagini negative e respingenti).
Ancora viene legittimo domandarsi che senso abbia una divulgazione fatta in questi termini