I manifestanti bielorussi anti-governativi vengono accusati in questi giorni di fascismo e nazismo dagli avversari interni ed esterni, proprio come ieri accadeva ai loro omologhi democratici di Piazza Maidan, in Ucraina.
L’accusa di fascismo e nazismo è un cliché tipico delle scuole propagandistiche di tradizione e impronta socialista (usata ad esempio dalla Russia sovietica e post-sovietica a cominciare dagli anni ’20 ); più nel dettaglio si tratta di una forma di propaganda “agitativa”, incapsulata nelle tecniche della “proiezione” e “analogia” (associare il bersaglio ad un’immagine respingente) e sostenuta da un arcipelago vasto e variegato di fallacie logiche*.
La stessa strategia che i settori più “prudenti” rispetto all’emergenza Covid stanno usando contro il movimento d’opinione più “ottimista”, o che semplicemente manifesta dubbi rispetto alla narrazione ad oggi dominante, tacciandolo di “negazionismo”. Anche i manifestanti berlinesi di due giorni fa (i cosiddetti “no mask”) sono stati del resto associati alle destre estreme e naziste, cercando di attivare il “frame” inconscio legato al passato tedesco.
*Ad hominem circostanziale, Generalizzazione indebita, Accusa d’interesse, Abuso, Argumentum ab auctoritate, Argumentum ad ignorantiam, Ad judicium, Pendio scivoloso, ecc