Debunking, divulgazione e bullismo: un problema reale

cyberbullismo debunkersQualche giorno fa, un informatico attivo nel debunking e nella divulgazione scientifica ha risposto in modo canzonatorio, con una gif e una emoticon, a due miei post-articoli in cui muovevo delle critiche, forse non condivisibili ma pacate e razionali, ad una parte del debunking italiano e al Prof. Roberto Burioni.

Una risposta sciocca e maldestra nel suo tentativo di risultare sardonica, dal momento in cui la persona in questione non mi conosce, non conosce la mia formazione, il mio C.V e mi dà del “boomer” (quasi fosse un difetto), come poi ha spiegato soltanto nel suo diario, mentre sono nato negli anni ’70. Una risposta che tuttavia non mi ha sorpreso e che conferma ciò che ho sempre sostenuto, e avevo sostenuto in quei contributi, su alcuni settori del debunking e della divulgazione scientifica del nostro Paese. Chi vi opera tende infatti spesso a sviluppare un atteggiamento ostile ed elitario, anche quando non potrebbe permetterselo, verso l’interlocutore, con il risultato di compromettere la propria missione, che è e resta apprezzabile e fondamentale. Una sindrome da “gauche caviar” che non di rado sfocia nel cyberbullismo, figlia della presunzione (o dell’insicurezza) e utile soltanto a galvanizzare il proprio Ego e quello della propria platea di sostenitori, amici e colleghi.

Detto più prosaicamente, non si ottiene nulla, se non una pessima figura.

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