Il virus e l’illusione occidentale

highlanderEpidemie e pandemie altrettanto insidiose o più gravi sono state affrontate con maggior “disinvoltura” in passato, pure in casi a noi abbastanza vicini. La differenza con l’oggi è determinata anche dall’ondata di benessere da cui le società occidentali sono state investite nell’ultimo cinquantennio, che ha avuto tra le sue conseguenze dirette e tangibili l’aumento dell’aspettativa di vita. Il denaro e i progressi della medicina, della scienza e della tecnologia non possono sconfiggere la morte ma possono, in un certo senso, marginalizzarla, aiutare a dimenticarla, per quanto possibile. Cibi sempre più sani, il sempre più diffuso ricorso all’attività sportiva, la chirurgia estetica e altre opzioni della contemporaneità rimandano l’appuntamento con la vecchiaia, ci danno l’illusione di poter giocare con il tempo, lasciandolo indietro, tanto indietro da impedirgli di vederci. Non è così, ma spesso l’ “homo occidentalis” sembra non rendersene conto, trovandosi dunque impreparato e spaventato davanti al pericolo, al degrado del corpo, alla minaccia diretta e improvvisa. Incapace di gestirli e di accettarli.

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