Il risultato della Lega Nord (12, 9%) appare ancora più straordinario se si considera la grave crisi che il movimento viveva solo fino a pochi mesi fa. Dato per morto dalla quasi totalità degli analisti, il Carroccio è infatti stato capace di una resurrezione che non ha precedenti nella storia recente, tornando ad essere uno dei maggiori attori sulla scena nazionale.
La motivazione del fenomeno non va individuata soltanto nella grande esposizione mediatica di cui ha goduto e gode il suo Segretario ma anche nella sua capacità di intercettare gli umori più profondi della popolazione, da Nord a Sud.
Se vorrà contenerne l’avanzata, la sinistra non dovrà, ancora una volta, commettere l’errore di derubricare il successo leghista come il frutto di una facile propaganda ventralistica ma cercare di comprenderne le cause, scegliendo di conseguenza un approccio meno dogmatico e più realistico a problematiche come gli sbarchi, la microcriminalità o il rapporto con Bruxelles e Francoforte, punti di forza della comunicazione salviniana.
Il M5S conferma invece la sua vocazione di MSI “allargato”, ovvero un partito populista con i voti “congelati” e sostanzialmente incapace di una vittoria elettorale, come fu appunto l’MSI, ma più esteso. Da rilevare, ancora, l’ulteriore emorragia di voti per la creatura di Beppe Grillo, che passa dal 25,56 % del 2013 al 19,6%