«Abbiamo scelto di andare sulla Luna e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili». Queste, le parole con le quali John F.Kennedy annunciò al suo Paese e al mondo l’intenzione di portare l’umanità, e la bandiera a stelle e strisce, sulla Luna. Era il 1962.
Si tratta di una filosofia che potremmo senza dubbio applicare anche al progetto, ambizioso, di ospitare in casa nostra le Olimpiadi del 2024. In una fase storica resa difficile e complessa dalla crisi economica e morale che sta attanagliando il nostro Paese, la buona organizzazione di un evento importante e significativo come i Giochi Olimpici rappresenterebbe infatti un’opportunità di crescita e riscatto a trecentosessanta gradi, sul fronte interno come su quello esterno. L’Italia, in buona sostanza, potrebbe tornare a dimostrare la qualità del proprio ingegno e della propria cultura come nel 1960 (quella di Roma è ancor oggi considerata l’olimpiade migliore di sempre), spazzando via quella coltre di pessimismo qualunquistico che vede inefficienza e corruzione sempre e comunque in agguato, quasi parti fondanti il nostro essere comunità.
Da non dimenticare, inoltre, come un Paese come il nostro, fortemente limitato (ed autolimitatosi) nel ricorso all’ “hard power”, possa aprirsi sbocchi per la crescita economica quasi esclusivamente grazie al ricorso al “soft power”, per il quale eventi del genere costituiscono un’occasione tanto ghiotta quanto irrinunciabile.