Contestato in Campania, dove alcuni giovani dei centri sociali gli hanno gridato “lavati col fuoco”*, Matteo Salvini ha contrattaccato dicendo di aver pena di chi “fa casino”. La frase, all’apparenza scontata e banale, si rivelerà invece utilissima per comprendere la fisionomia cultuarale e strategica della destre italiane.
Generalmente duro e radicale nei confronti dell’avversario, al punto di ventilare soluzioni antidemocratiche ed insurrezionali (si pensi alla minaccia di un “blitz” armato per liberare i “tankisti” detenuti), il leader del Carroccio gioca adesso la carta del moderatismo, ponendosi nuovamente (dopo il piccolo assalto alla sua automobile) come la vittima, pacifica e mansueta, di un attacco, costretto sulla difensiva.
Lo scopo, quello di rivolgersi all’uomo della strada, alla “silent majority” lasseferista e storicamente attestata su posizioni moderato-conservatrici, ostile ad espressioni come il radicalismo di sinistra e, più in generale, alla contestazione “bordeline”.
Strategico anche l’utilizzo del termine “casino”, usato per dare una pennellata di “urban style” al concetto, così da stemperare l’elemento vittimistico/borghese che poco si addirebbe al suo personaggio.