
“Secondo alcune fonti solitamente ben informate le ore precedenti la trasmissione delle dichiarazioni registrate dell’inquilino del Cremlino di 2 giorni fa sembra siano state particolarmente difficili, caotiche e confuse. Sembra che la prima versione registrata, voluta dai falchi del cerchio magico contenesse, con riferimento all’impiego di ordigni nucleari tattici, minacce più esplicite all’Ukraina ed all’Occidente. Sembra anche che l’intelligence USA sia venuta in possesso della registrazione e l’abbia passata immediatamente all’unità di crisi della Casa Bianca. A questo punto per i canali sempre attivi gli USA hanno fatto sapere, sempre in tempo reale, che qualora i russi avessero impiegato ordigni nucleari tattici anche a scopo puramente dimostrativo e intimidatorio sull’Ukraina la rappresaglia USA sarebbe stata convenzionale ma immediata: 1. Distruzione di tutta la flotta del Mar Nero; 2. messa fuori uso delle basi russe in Crimea; 3. distruzione dei maggiori posti comando russi in Ukraina inclusa rete radar e di comunicazioni. Questo “cablo” ha colto di sorpresa l’establishment russo. Sembra che l’inquilino del Cremlino sia stato colto da una crisi, in particolare una tosse convulsa che ha richiesto l’intervento dei medici che sono riusciti solo dopo qualche decina di minuti ad arrestare anche se i forti dolori al petto sono rimasti ed hanno continuato ad affliggere il paziente. Dopo alcune ore di riposo assoluto e la correzione del discorso si è potuto registrare l’ultima versione che è quella che conosciamo.”
La ricostruzione è, a nostro avviso, credibile. Chiunque, forte del distacco razionale, senza condizionamenti ideologici e senza cedere alle sollecitazioni della propaganda, abbia osservato la Russia negli ultimi anni, ha infatti sempre saputo che al netto delle sue enormi potenzialità e dell’innegabile crescita post-eltsiniana, non è o non è ancora lontanamente un Attore in grado di competere alla pari con gli USA e l’Occidente, tantomeno sul piano militare (cosa ammessa dallo stesso Putin). Si tratta, invero, di una “regional power”, con un’economia piccola e scarsamente diversificata, dipendente dalle esportazioni di gas all’Euoropa e dalle tecnologie occidentali, con enormi sacche di arretratezza, problemi sociali pluri-secolari e minata da spinte centrifughe anch’esse pluri-secolari.
Quello che Mosca avrebbe dovuto continuare a fare e dovrà continuare a fare, per mantenere il proprio prestigio evitando mosse catastrofiche innanzitutto per sé stessa, è insistere con la “Hybryd warfare” (guerra ibrida) o, meglio ancora, con le “4WG” (guerre di quarta generazione), limitando cioè al minimo l’ “hard power” per ricorrere a tattiche ambigue di pressione e destabilizzazione a livello politico, diplomatico, informatico, sociale, mediatico, ecc. In buona sostanza, a quello che negli ultimi lustri ha esaltato i suoi punti di forza nasondendo le sue pesantissime fragilità.
Approfondimento: La “guerra ibrida” tra realtà e leggenda e le 4WG
E’ idea diffusa, tra gli esperti di comunicazione, che il concetto di “guerra ibrida” sia nuovo, almeno per ciò che riguarda gli aspetti legati alla propaganda ed alla manipolazione di quel tipo di strategia. Più precisamente è il saggio “Unrestricted Warfare”, scritto nel 1999 dagli ufficiali dell’Esercito cinese Qiao Liang e Wang Xiangsui (in pratica una guida per affrontare stati militarmente più forti, come gli USA, senza ricorrere allo scontro frontale) a essere indicato cone il “manifesto” della “guerra ibrida”.
Opinione diffusa ma storicamente priva di fondamento, se consideriamo che le tecniche per destabilizzare e sabotare un avversario (statuale o non-statuale), dal punto di vista economico, commerciale e politico senza ricorrere alle armi, sono note fin dall’antichità (i Persiani e i Romani furono ad esempio maestri in tal senso).
Tuttavia, l’odierna “guerra ibrida” immette un elemento del tutto nuovo, reaalmente nuovo, che è il ricorso a cyber-attacchi e al web e ai social come vettori della disinformazione e della propaganda “nera”. Siamo, entrando nel dettaglio, nell’era a cavallo tra le “guerre di quarta generazione” (fourth-generation warfare) e quelle di “quinta generazione” (fifth-generation warfare).
Questo ci obbliga rivedere, aggiornare e potenziare i nostri sistemi di controllo, filtraggio e contrattacco, muovendo dal presupposto che i missili da intercettare non sono più i SATAN lanciati dai silos siberiani ma le PsyOps e le battaglie narrative.
Guerre di prima, seconda, terza, quarta e quinta generazione
Le 4WG, questo il loro acronimo, sono letteralmente le “guerre di quarta generazione”, ovvero conflitti dove l’uso delle armi è quasi del tutto scomparso e a combattersi non sono più singoli stati ma soprattutto istituzioni sovranazionali e meta-gruppi. Ciò avviene con cyber attacchi e tecniche di manipolazione, persuasione e propaganda veicolate attraverso i media storici come i new media. “Battaglie narrative”, in cui missili e bombardieri sono stati appunto soppiantati dalle PsyOps (“Psychological Operations”), le operazioni psicologiche.
Le guerre di quarta generazione stanno a loro volta cedendo il passo, secondo alcuni osservatori, a quelle di quinta e ultima generazione (5GW), conflitti sostanzialmente simili ma ancor più impercettibili, dove le tecnologie odierne saranno sostituite da quelle ipersoniche, spaziali e nano, e in cui non sarà da escludere anche l’utilizzo di mini-ordigni nucleari tattici controllati,
Dette “massed manpower”, le guerre di prima generazione (1GW) erano invece guerre di conquista tra imperi e stati, basate sullo scontro fisico e frontale, corpo a corpo, per il dominio di territori e spazi. Sopravvissero fino al Settecento.
Iniziate nell’Ottocento, le guerre di seconda generazione (2GW), o “industriali, erano guerre a distanza, in cui le armi da fuoco (massed fire power) sostituirono progressivamente quelle bianche e lo scontro fisico diretto.
Con il Novecento si hanno invece le guerre di terza generazione (3GW), conflitti “post-industriali” tra stati e super-potenze che videro l’ascesa della tecnologia e della propaganda