Fervente comunista, il giornalista e scrittore sovietico (nato a Kiev) Vitaly Korotich divenne famoso anche per un libro, “Il volto dell’odio”, in cui illustrava la sua visione politica, caratterizzata da una forte intransigenza verso gli Stati Uniti che fu giudicata eccessiva persino da alcuni conservatori del del PCUS.
Negli anni della perestrojka si trasformò tuttavia in uno dei più fedeli collaboratori di Gorbačëv, sostenendone la linea dalle colonne della storica rivista “Ogoniok” (di cui era diventato direttore anche grazie al supporto dell’ “apparatchik” Aleksandr Nikolaevič Jakovlev ) con articoli di taglio smaccatamente anti-comunista, filo-americano e filo-capitalista.
Nel 1992 si trasferì negli USA, dove ha persino insegnato giornalismo (alla Boston University).
Una parabola comune, in Russia e nelle realtà non-democratiche, che ci dice molto su quel Paese suggerendoci prudenza nel dare per definitive, incrollabili e accettate certe dinamiche di potere e consenso.