Vogue, i crimini di guerra russi e l’indignazione intermittente di alcuni intellettuali italiani

Gli intellettuali nostrani sdegnati per le foto dei coniugi Zelens’kyj (lo facevano anche i leader alleati durante la II Guerra Mondiale), tacciono ora davanti alle immagini dei prigionieri ucraini evirati e bombardati a tradimento ed a quelle dei civili ucraini ammazzati insieme ai loro cani ad una fermata dell’autobus. Come ieri tacevano davanti agli orrori di Buča (o li negavano). In un certo senso costoro sono peggiori dei carnefici russi, perché a differenza dei carnefici russi sono nati e si sono formati in una società libera e democratica (pur con tutti i suoi limiti e le sue storture) e non sono direttamente coinvolti nel conflitto, nel contenzioso politico e storico tra Mosca e Kiev. La loro è quindi solo partigianeria ultrastica, il loro è solo “tifo”, tifo gratuito che azzera e schiaccia ogni elaborazione razionale e soprattutto ogni afflato compassionevole. Tifo, o peggio ancora, un contratto.

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