
Privati della loro repubblica autonoma (istituita da Lenin nel 1921) e deportati da Stalin in Asia centrale (soprattutto in Uzbekistan) sulla base dell’accusa infondata di collaborazionismo con gli invasori nazi-fascisti, i tartari di Crimea vennero riabilitati dopo un processo lunghissimo e tortuoso che si concluse solo il 5 settembre 1967. Sostenuto pure da intellettuali come Andrej Dmitrievič Sacharov e Valery Nikolaevich Chalidze, il loro completo ritorno nelle terre di origine non fu tuttavia mai possibile, anche perché esse erano state nel frattempo cedute a coloni russi ed ucraini.
Data la sua importanza, la componente etnica ucraina fu utilizzata da Mosca anche contro i baltici, tra gli altri, ad esempio nel 1988 con la creazione del “Fronte Internazionale” (Interfront), un raggruppamento di sovietici immigrati in Lettonia, quasi tuti russi, ucraini e bielorussi, che aveva lo scopo di contrastare il locale “Fronte Popolare”.
Vittime dei russi, gli ucraini furono allo stesso tempo loro complici per ragioni di opportunità, il che contribuì al rafforzamento dei legami tra i due popoli. La guerra in corso cambierà senza dubbio le cose e forse favorirà una lettura nuova e più approfondita di certe pagine di storia sovietica.
* i tartari giunsero in Crimea nel XIII secolo ma nel 1783 vennero sconfitti e conquistati da Caterina la Grande