
Per il suo status, per ciò che fa e rappresenta, un personaggio come Đoković trascende il presente e il contingente, li supera ed è già Storia, già leggenda, già mito. Questo perché, anche perché, atleti di quel calibro sono capaci di produrre “un’emozione identica a quella di un artista” (e qui la citazione non vuol essere spiritosa bensì serissima).
Viceversa il Covid è un fenomeno transitorio, come transitorie sono le normative eccezionali adottate per cercare (spesso inutilmente) di contrastarlo e le classi dirigenti che le hanno stabilite.
Una volta venuta meno l’emergenza e la cintura emotiva che la sostiene, quelle normative saranno sottoposte a revisione critica, i pensieri si faranno più lucidi e meno polarizzati, e il tennista serbo apparirà allora sotto una luce ben diversa (pure volendo considerare certi aspetti senza dubbio opachi e ambigui nella condotta delle autorità australiane).
La sua natura “ontologica” di figura al di là dei tempi prevarrà insomma, almeno questa è l’ipotesi sulla scorta degli esempi individuati dalla Storia, sul tempo-come-tempo-presente.