
La stretta sulle manifestazioni appare come una misura politica più che una misura sanitaria, volendo considerare sia i numeri attuali (assolutamente confortanti) sia il fatto che giunge dopo una serie di proteste di piazza contro l’azione governativa (si parla non a caso soprattutto di “no-vax” e no-pass).
Da notare inoltre come l’obiezione secondo cui le manifestazioni danneggerebbero i commercianti (in questi 20 mesi il commercio è stato messo in ginocchio da restrizioni discutibili e spesso inutili) sia un “frame” tipico delle destre borghesi e reazionarie; l’ “andate a lavorare invece di manifestare”, per intenderci, usato per anni verso le pratiche pubbliche di dissenso attuate dalle sinistre.
E’ sempre d’obbligo la massima cautela quando si mette mano ai diritti fondamentali e la loro limitazione non andrà mai accolta con leggerezza, meno che mai con entusiasmo.