
“Non possono prevalere i pochi che vogliono, rumorosamente, far prevalere le loro teorie antiscientifiche, con una violenza a volte insensata, persino con la devastazione dei centri in cui i nostri concittadini si recano per essere vaccinati e sfuggire al pericolo del virus”.
Così Sergio Mattarella, incontrando i Cavalieri del lavoro nominati nel 2020 e nel 2021.
A chi alludeva, il Capo dello Stato? C’è da sperare che le sue parole non giocassero sull’equivoco, sul non-detto, per mettere i contrari al Green Pass, tra i quali figurano anche giuristi, accademici, scienziati, intellettuali, amministratori e moltissime persone comuni e di buonsenso, sullo stesso piano di no-vax, “complottisti” ed estremisti. Altrimenti si tratterebbe di una semplificazione funzionale a quella strategia di delegittimazione del dissenso che è in servizio attivo e permanente ormai da 20 mesi. Chiunque esprima una critica alle politiche governative di approccio all’ “emergenza” e alla narrazione dominante, viene cioè screditato, attaccato, associato a cliché negativi, respingenti e grotteschi (“proiezione” o “analogia”); prima si era “negazionisti” e “irresponsabili” che avrebbero meritato un giro turistico nelle terapie intensive, ora si è “fascisti”, “violenti”, “no-vax”.
Una linea pericolosa, non solo discutibile sotto il profilo etico e morale, ancor meno accettabile se accolta da chi è investito del compito di rappresentare tutti.