Strette sulle manifestazioni? Perché l’eccezione non diventi regola

Se lucidi e razionali, i nuovi dispositivi annunciati dal governo Draghi per prevenire l’insorgere di situazioni critiche durante manifestazioni e cortei non potranno che risultare ben accetti, in caso contrario ci troveremmo di fronte ad un problema molto serio, all’evolversi metastatico di uno scenario già noto e consolidato anche per l’inerzia e la complicità di un segmento rilevante dell’opinione pubblica.

La posizione rispetto allo stato d’emergenza e al suo corollario di limitazioni delle libertà, è bene ricordarlo, non dovrà mai essere acritica e meno che mai esaltatoria. Anche quando favorevoli, non si dovrà mai dimenticare che si tratta di misure comunque gravi e obbligatoriamente transitorie. Refrattario per definizione alle critiche e ai vincoli, l’establishment politico non dovrà mai avere l’impressione, in buona sostanza, di potersi spingere troppo oltre, che il cittadino sia disposto a rinunciare, parzialmente o in blocco, ai suoi diritti fondamentali, che sia possibile violare il tabù della sterzata autoritaria, della compressione delle garanzie costituzionali.

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