“Forza Belgio!”: il “tifo contro” e l’escamotage dell’inginocchiamento

Per effetto di un’interpretazione arbitraria dell’internazionalismo marxiano e del tabù dell’esperienza fascista, una certa sinistra ha sempre rigettato ogni elemento patriotico e identitario, confondendo il patriottismo con il nazionalismo, con il Fascismo. Per costoro, la bandiera diventa ad esempio un simbolo “fascista”, lo diventa l’Inno di Mameli (che infatti chiedono di sostituire con i canti partigiani) e lo diventa anche e persino la Nazionale di calcio.

Il “non li tifo perché non si inginocchiano” (solo tre nazionali si inginocchiano sempre) è così un ghiotto escamotage, l’ultimo e l’ennesimo, per nascondere il proprio sentimento anti-nazionale ed esterofilo (che non ha il più delle volte riscontro nelle sinistre degli altri paesi), per “nobilitarlo” e conferirgli una patina di legittimità morale. In Qaṭar ne troveranno probabilmente un altro, magari un “non li tifo perché vanno a giocare in uno Stato autoritario che ha fatto morire decine di operai per la costruzione degli stadi”.

Un fenomeno forse favorito anche dal carattere non solidissimo della nostra coscienza nazionale e che ha contribuito ad allontanare quella sinistra dal cittadino(-elettore) comune e viceversa, in un “circolo vizioso” per cui la comunità-Paese diventava e diventa ancora più estranea.

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