
Per una serie di motivazioni, alle quali non è stata forse esteanea la vicinanza politica e ideologica al Conte II, una parte della comunità scientifica italiana (divulgatori compresi) e i loro “sostenitori” hanno scelto, da un certo momento in avanti, di accarezzare la linea catastrofista, considerandola più responsabile e corretta (in realtà la scienza non dovrà essere né pessimista né ottimista ma limitarsi all’analisi razionale).
Adesso che il catastrofismo si va spesso a saldare all’anti-vaccinismo, con cui condivide certi orizzonti, quei settori della scienza si trovano dall’altra parte della barricata, a doverlo arginare e combattere con gli stessi argomenti usati in passato dall’ “odiatissima” pattuglia di ottimisti che invece tentava un approccio più rassicurante e meno cupo (ad esempio sottolineare come siano soprattutto pochi anziani e/o soggetti in condizioni già precarie ad aver risentito degli effetti collaterali dei vaccini).
L’augurio, anche alla luce di esperienze di questo tipo, è che chi è pubblicamente esposto, e con ruoli di primo piano, impari a gestire meglio e con maggiore prudenza la propria comunicazione.
In gioco non c’è solo la loro immagine.