Benché la situazione che stiamo vivendo non sia paragonabile, e questo al di là di una fin troppo facile e suggestiva retorica, ad una guerra intesa quale conflitto armato, le scelte comunicative del vertice presentano alcuni elementi tipici della propaganda bellica*.
Più nel dettaglio:
-lo Stato-Governo-Presidente del Consiglio intesi come estensioni e rappresentazioni della figura paterna
-il rally round the flag
-il nemico comune (il virus)
-il nemico comune come soggetto imprevedibile, anti-convenzionale, invisibile, subdolo e capace di tutto
-la “giusta causa”, cioè la bontà e la necessità delle nostre scelte (la quarantena)
-il reclutamento di figure appartenenti allo “star system” per veicolare il messaggio governativo-istituzionale
-il ricorso alla paura (si pensi alle foto delle bare** e soprattutto a quella dei camion militari a Bergamo, sulla cui filiera diffusiva sarebbe interessante una ricognizione investigativa approfondita)
-la demonizzazione del dissenso (chi esprime dubbi in merito al “lockdown” è accusato di egoismo, irresponsabilità e di volersi introdurre in ambiti per i quali non ha competenze)
*propaganda “verticale”, ovvero creata da gruppi di potere, e “grassroots”, ovvero diretta al “grass”, il “prato”, l’uomo comune
**le foto delle bare di migranti morti in mare nel 2013 sono state riciclate e fatte passare per quelle di bergamaschi uccisi dal Coronavirus
Approfondimento
La propaganda di guerra in senso stretto è ben descritta e riassunta in queste terzine dal sociologo Ragnedda:
A) Ricorso alla paura e identificazione del nemico
1) demonizzazione del nemico
2) Uso da parte del nemico di armi letali e non convenzionali
3) Guerra in risposta al nemico e non come attacco
B) Bontà delle nostre guerre
1) Soccorrere una nazione o un popolo
2) Giusta causa
3) Estendere la democrazia
C) Sostegno alla giusta causa
1) Sostegno dal di fuori: internazionale
2) Sostegno dall’interno. intellettuali ed artisti
3) Sostegno dall’alto: divino.