I curdi, Erdoğan, gli europei e gli “amerikani”

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La nuova crisi turco-curda ha senza dubbio ribadito l’impreparazione della UE, limitata da fragilità storiche quali il conflitto di attribuzione tra Parlamento Europeo e Commissione Europea e la mancanza di un esercito comune.

Tuttavia, ben difficilmente Bruxelles avrebbe potuto permettersi misure realmente vincolanti contro Erdoğan e questo perché negli ultimi anni la Turchia, che è anche membro NATO, è tornata ad assumere un’importanza geo-strategica fondamentale per l’Occidente (come era stato durante la Guerra Fredda) mentre dall’altro lato i curdi appaiono una pedina facilmente sacrificabile (a tal proposito risulta esplicativa la frase di Trump sulla Normandia, molto più di una semplice boutade).

Per quanto riguarda invece gli USA, l’opinione pubblica mondiale e le altre democrazie devono capire che gli americani non possono essere usati per fare il “lavoro sporco” solo quando fa comodo, e magari al prezzo delle vite dei loro soldati, per poi tornare a trattarli come gendarmi sanguinari e imperialisti a “cose normali”

Crisi come questa sono, in buona sostanza, tropo complesse e delicate per un approccio ideologico ed emotivo, svincolato dalla razionalità e dall’insegnamento dells storia.

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