L’irruzione di una minaccia inaspettata e potenzialmente mortale e distruttiva come la presenza in casa di un bandito ha o può avere, tra le sue conseguenze, l’attivazione dei dispositivi primordiali dell’autoconservazione, e, dunque, il blocco temporaneo dell’analisi razionale.
Il cervello della vittima elaborerà, in buona sostanza, una schematologia nella quale la distruzione dei fattori di rischio guadagna la precedenza assoluta, anche a costo di uno sconfinamento oltre il perimetro della legalità.
Sebbene la reazione di Ermes Mattielli abbia, oggettivamente, forzato le prerogative dell’autodifesa, il giudizio sul suo operato non dovrebbe quindi prescindere dalla valutazione dell’eccezionalità del contesto in cui, in quel momento, il rigattiere era suo malgrado proiettato da chi voleva attentare alla sua sicurezza e all’integrità dei suoi beni.
Quanto all’evocato spettro di una situazione “farwestica” che si verrebbe a creare garantendo al cittadino la possibilità di difendersi senza rischi di natura legale, occorre sottolineare che ciò si verifica proprio laddove ad agire è l’eccessiva timidezza del legislatore; essa, infatti, incoraggia il criminale, che non teme più la ritorsione della legge, e induce la vittima alla rassegnazione o al ripiegamento su strumenti di difesa e di tutela eccezionali e privati.