La ricorrenza dell’11 settembre diviene, ogni anno, il palcoscenico d’elezione per un anitamericanismo tanto scomposto quanto ipocrita, incapsulato, per ragioni di opportunismo strategico, nel benaltrismo allendiano oppure nel complottismo negazionista.
Il tabù costituito dal gigantesco numero di vittime e dall’eccezionalità dell’evento, fa si che un attacco frontale agli USA risulti, in quella data particolare, respingente sotto il profilo morale e, dunque, inefficace sotto quello comunicativo; da qui, la scelta di un abito propagandistico che veicoli meglio il messaggio, rendendolo più esportabile perché apparentemente slegato dal furor ideologicus e dal cinismo partigiano.