L’offensiva mediatica nei confronti di Mario Capanna muove sulle coordinate di una semplificazione concettualmente rozza ma per questo formidabilmente penetrante ed efficace.
.L’immagine del marxista (od ex tale) che tiene stretti in privilegi di “casta” ribellandosi alla decurtazione di un 10% del suo vitalizio rappresenta, infatti, un cliché troppo respingente per non suscitare l’indignazione comune e per non venire utilizzato come catalizzatore di audience e come ariete di sfondamento nella contesa politica. Un lavoro di scavo più razionale, libero dall’elemento ideologico come dall’opportunità contingente, ci permetterà tuttavia di osservare la vicenda da una prospettiva più razionale e, per questo, più proficua ed obiettiva.
Non dovrà, infatti, essere Capanna a finire sotto accusa, ma quel sistema normativo e decisionale che consente ad un politico il godimento di vantaggi tanto iniqui quanto arbitrari; questo, vale e dovrà valere anche per il trattamento pensionistico di Giuliano Amato o la protezione armata a Bindi, Finocchiaro, La Russa, Gasparri, ecc o, ancora, per la concessione del vitalizio a Silvio Berlusconi, indipendentemente dal suo elevatissimo reddito ( e dalla condanna in sede penale), in ragione degli incarichi istituzionali ricoperti.
La performance di Giletti dinanzi all’ex leader di DP dovrà quindi venire bollata come una sortita da tele-tribuno, populistica e demagogica nella forma come nella sostanza.
Ma ha fatto causa per dei soldi che donerà