
Rendere obbligatoria, in maniera esplicita od implicita, l’adesione ad un’iniziativa benefica o sociale, è controproducente, sbagliato e illogico, perché cozza con la sua vocazione, con la sua stessa essenza. Tanto più in un caso come quello dell’inginocchiamento, che vede i giocatori contrari accusati di razzismo e persino di fascismo, senza voler tener conto della sfumatura, della peculiarità, delle sensibilità altrui (come il sottoscritto, si può essere antirazzisti e allo stesso tempo non essere d’accordo con questa modalità simbolica).
Meglio farebbe l’UEFA a scegliere strumenti diversi, e ne esistono moltissimi, per veicolare il messaggio inclusivo e antirazzista, evitando il coinvolgimento di persone che sono in campo solo per fare gli atleti. Altrimenti, e lo stiamo vedendo oggi, le polemiche non faranno altro che aumentare e irrigidire la polarizzazione, a svantaggio della causa che si vuole sostenere e patrocinare.
Nota storica: il mediano Bruno Neri rifiutò di soggiacere ad un’imposizione (il saluto fascista), quindi citarne l’esempio, contrapponendolo alla scelta di chi non ha voluto inginocchiarsi, è improprio e antistorico, un potenziale boomerang.